Campagne

Aiuta i profughi Sahrawi
a curare il bestiame:
un laboratorio di medicina naturale

Nei campi profughi Sahrawi, nonostante l’esilio che forzatamente impedisce il nomadismo, la popolazione continua ad allevare un numero notevole di ovicaprini e di cammelli come segno distintivo di un’identità culturale a rischio di scomparsa. Il sistema staimg_4026_pdbnziale di allevamento e l’alimentazione costituita da scarti dell’alimentazione domestica (legumi, farina e scarsissimi scarti vegetali) causa agli animali la comparsa di nuove problematiche cliniche prima sconosciute. L’utilizzo di farmaci di sintesi, oltre ad avere costi estremamente elevati, comporta la necessità di rinunciare al consumo del latte per diversi giorni dopo i trattamenti. La nostra proposta prevede di creare un piccolo laboratorio di produzione di antiparassitari fitoterapici mediante la raccolta e l’essiccazione di una pianta presente nelle zone limitrofe alle tendopoli, conosciuta nella medicina tradizionale e risultata alla prova dei fatti estremamente efficace. Sarebbe un traguardo importante come risultato del lavoro fatto in questi anni da Veterinari Senza Frontiere insieme ai Sahrawi nel recupero della medicina veterinaria tradizionale di questo popolo. Infatti, abitualmente i pastori utilizzavano le piante medicinali e i minerali disponibili localmente per curare gli animali. Scopri qualche dettaglio in più e come partecipare alla campagna di raccolta fondi cliccando QUI.

Oppure vai subito alla pagina del crowdfunding per fare una donazione, QUI.

La nuova campagna di VSF ITALIA (2015)Volantino_4_def_2

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Che cos'è PayPal

In alternativa puoi donare facendo un bonifico a:
SIVtro VSF Italia ONLUS
IBAN: IT50 P087 2863 0110 0000 0044 343
Causale: Adotta un collega
Chi effettua il bonifico può scrivere una mail a info@veterinarisenzafrontiere.it in modo da farci avere il proprio contatto; in questo modo potremo inviare le informazioni relative al collega adottato. Per chi utilizza paypal questo non è necessario perchè riceviamo in automatico l’indirizzo e-mail.

Per qualunque ulteriore informazione o altri metodi di versamento scrivi a info@veterinarisenzafrontiere.it

Fino ad ora abbiamo raccolto 2640,00 euro.
GRAZIE per il vostro supporto!

PER SAPERNE DI PIU’:

Veterinari Senza Frontiere Italia insieme ad Africa70 ONG è presente nei campi profughi Sahrawi dal 1996. Diversi sono stati i progetti di cooperazione che si sono sviluppati durante tutti questi anni. Gli interventi di collaborazione con la popolazione sahrawi, che vive in esilio da 40 anni, hanno riguardato sia la sensibilizzazione su alcune importanti regole igienico-sanitarie legate all’allevamento e alla produzione di alimenti, sia la formazione dei veterinari locali. I veterinari Sahrawi si sono per lo più laureati a Cuba, ma al loro ritorno presso i campi si sono imbattuti in una realtà molto diversa e difficilmente affrontabile con le conoscenze acquisite ai Caraibi, dove, ad esempio, niente si studia a riguardo della fisiopatologia del cammello e alle problematiche sanitarie degli allevamenti nomadici in ambiente desertico. Inoltre, la società tradizionale sahrawi, che basava il proprio sistema di sopravvivenza sul pastoralismo, non ha mai avuto al proprio interno la figura di un veterinario. I pastori si erano sempre occupati in autonomia del proprio bestiame. Gli interventi portati avanti da VSF e Africa70 hanno permesso ai veterinari locali di vedere riconosciuto il proprio ruolo a livello sociale e di ottenere dei miglioramenti della qualità della vita della popolazione limitando la diffusione delle zoonosi, delle parassitosi e migliorando la qualità dell’alimentazione attraverso l’educazione alla corretta gestione degli animali e dei loro prodotti. Sono stati costruiti ed equipaggiati dei centri veterinari locali. E’ stata diversificata e migliorata la dieta delle persone andando a sopperire ad alcune carenze largamente diffuse (soprattutto tra i bambini). E’ stato messo in piedi un sistema di formazione permanente rivolto ai veterinari ed al personale tecnico di supporto (ausiliari veterinari).

La campagna “Adotta un collega” permetterà a questi veterinari di avere un supporto economico di base che permetta loro di continuare a svolgere il proprio servizio a beneficio della collettività.

Risulta di fondamentale importanza nei progetti di cooperazione la stretta e motivata collaborazione tra popolazione locale e personale espatriato al fine di raggiungere l’obiettivo prefissato: un graduale, efficace e continuo miglioramento delle condizioni di vita ed uno sviluppo sostenibile al coro di “animali sani per una sana popolazione”! In situazioni di questo tipo, dove gli aiuti umanitari sono indispensabili e dove solamente una minima parte dei fabbisogni alimentari è assicurata dall’allevamento familiare, è auspicabile attivarsi al fine di promuovere l’economia locale per permettere l’autosostentamento.

Per ulteriori approfondimenti vi rimandiamo ad una tesi di laurea redatta presso i campi profughi sahrawi dove è possibile trovare informazioni sia relative agli aspetti storico-culturali-ambientali sia relative all’allevamento e la situazione epidemiologica delle patologie di interesse veterinario presenti (scaricabile in formato pdf qui sotto).

 

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La nostra campagna su
Allevamento e Cambiamento Climatico

Allevamento e Cambiamento Climatico: il ruolo fondamentale dell’allevamento familiare

L’allevamento è una delle cause del cambiamento climatico. Ma come si possono confrontare le responsabilità e gli impatti dei sistemi di produzione animale industriali più intensivi con quelli causati dai metodi di allevamento estensivi e di piccola scala? Come possono i piccoli allevatori contribuire all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla sicurezza alimentare, a combattere la povertà?

Scarica il volantino della campagna:

Non date la colpa a noi_CopertinaInfografica allevamento e cambiamento climatico

Scarica l’opuscolo:

Also in English, Français, Czech, Netherlands on VSF-International website

 

LO STUDIO DI VSF SU ALLEVAMENTO E CAMBIAMENTO CLIMATICO:

In seguito allo studio pubblicato dalla FAO nel 2006, Livestock’s Long Shadow, sono state realizzate diverse ricerche  sull’impatto dell’allevamento sulla sicurezza alimentare, sulla crescita del settore e gli effetti sul  cambiamento climatico (CC). Dal 2000, si stima che l’allevamento nel suo complesso sia responsabile del 18% delle  emissioni di gas serra (GHG) di origine umana. Altri autori suggeriscono però che questo valore sia largamente sottostimato, e che l’allevamento arrivi a causare sino al 51% del totale delle emissioni di GHG. Qualunque sia il dato  esatto, è fuori dubbio che questo settore sia tra i maggiori responsabili di emissioni di GHG, e perciò rappresenta  uno dei target delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico. L’allevamento occupa il 30% dei suoli  utilizzati dall’uomo, assorbendo il 58% della biomassa totale acquisita direttamente dall’uomo, ed occupando il 70%  delle superfici agricole (di cui un terzo destinato a coltivazioni foraggere). Purtroppo però sono stati fatti solo pochi  tentativi di affrontare il rapporto tra allevamento e cambio climatico, e ancor meno di analizzare il diverso impatto  delle diverse categorie di sistemi di allevamento, ciò che sarebbe necessario per informare specifiche misure  politiche, adeguate ai diversi sistemi e categorie. Lo scopo di questo studio è di contestualizzare il ruolo dei sistemi di allevamento su piccola scala in seno al dibattito sul cambiamento climatico, e sottolinearne il potenziale contributo  al raggiungimento della sicurezza alimentare. Le questioni alle quali si cerca di dare risposta possono essere sintetizzate come segue: (i) in che misura i sistemi di allevamento familiari, o su piccola scala (dall’inglese “small  scale farming”, abbreviato SSLF) siano sostenibili e possano contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico;  (ii) quanto siano efficienti le pratiche di SSLF nella produzione degli alimenti di origine animale necessari  per la popolazione mondiale in aumento, nonché per affrontare in futuro la sfida della fame; (iii) con che efficacia le  pratiche tradizionali delle comunità di allevatori di piccola scala hanno permesso loro di adattarsi alla variabilità del  clima, e in qual misura tali strategie possano contribuire a dare la migliore risposta al cambiamento climatico. Le due  principali tesi che risultanto dal lavoro sono: a. i sistemi di allevamento familiari possono contribuire alla  mitigazione dei cambiamenti climatici e devono essere integrati nella definizione delle misure politiche; b. le  strategie attuate dalle comunità locali, per lo più sulla base delle tradizioni e dei saperi locali, possono fungere da misure di mitigazione del cambiamento climatico, contribuendo allo stesso tempo alla sicurezza alimentare globale.  Fa parte del rapporto anche l’illustrazione del modo in cui lo SSLF, e più specificamente il pastoralismo, sia in  sintonia con le soluzioni più avanzate.[…]

Per saperne di più:

scarica qui la versione breve dello studio: 

Oppure trovi la versione integrale (in inglese) sul sito di VSF-International, QUI

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